Un periodo di astensione da computer e smartphone, che costringono il cervello a un continuo impegno di multitasking, consente di alleviare la cosiddetta fatica attenzionale e di migliorare del 50 per cento le capacità di problem solving, stimolando l’individuazione di soluzioni creative ai problemi.
Passare alcuni giorni immersi nella natura, lontano dal mondo interconnesso e multimediale, non solo “ricarica le batterie”, ma permette di migliorare del 50 per cento la capacità di risolvere con creatività i problemi. A stabilirlo è una sperimentazione condotta da tre psicologi delle Università del Kansas e dello Utah che firmano un articolo pubblicato sulla rivista “PloS ONE”.
Vari studi indicano che la nostra efficienza cognitiva subisce una significativa flessione quando il cervello è sottoposto a un impegnativo lavoro multitasking, come quello richiesto da elevati livelli di utilizzo di strumenti tecnologici (a partire da computer e smatphone), che costringono l’attenzione a passare rapidamente da un’attività all’altra cercando al contempo di mantenere fissi gli obiettivi dell’attività principale e a inibire le azioni o le informazioni considerate al momento irrilevanti.
Le statistiche indicano una penetrazione esponenziale di questi strumenti: il tempo dedicato dai bambini ai giochi all’aperto continua a diminuire: indagini effettuate negli Stati Uniti parlano di una media di 15-20 minuti, mentre l’8 per cento dei bambini in età prescolare usa già il computer, e i ragazzi fra gli 8 e i 18 anni trascorrono circa 7 ore e mezza al giorno alle prese con televisione, cellulari e computer.
Dato che a venire ridotta sarebbe in particolare la capacità di provare soluzioni originali ai problemi, i ricercatori hanno cercato di verificare se, come ipotizza la cosiddetta “teoria ristorativa dell’attenzione” (Attention Restoration Theory), un periodo di astinenza dall’uso delle tecnologie della comunicazione sia in grado di alleviare la “fatica attenzionale” e reintegrare queste capacità.
Lo studio ha coinvolto 56 persone di entrambi i sessi e di età media di 28 anni, che hanno partecipato a escursioni della durata fra i quattro e i sei giorni in ambienti naturali, senza avere accesso ad alcuno strumento elettronico. I partecipanti sono stati sottoposti a test classici di valutazione della creatività e della capacità di problem solving prima dell’inizio dell’escursione e il quarto giorno. I risultati sono stati controllati valutando i risultati anche per gruppi di età, dato che, osserva David Strayer, uno degli autori, “quando si invecchia, si hanno maggiori abilità verbali”.
E’ così emerso che se il numero di risposte corrette fornite dai partecipanti prima della vacanza era in media di 4,14 su 10, dopo il periodo di “digiuno informatico” era salito a 6,08, con un guadagno di poco inferiore al 50 per cento.
Anche se lo studio non è stato progettato per “determinare se gli effetti siano dovuti a un aumento dell’esposizione alla natura, a una ridotta esposizione alla tecnologia o all’influenza combinata di questi due fattori – scrivono gli autori – abbiamo dimostrato che quattro giorni di immersione nella natura, affiancati da una disconnessione dalla multimedialità e dalla tecnologia, aumentano del 50 per cento le prestazioni in termini di creatività e problem solving”.
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